È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale

Il nuovo numero di The Post Internazionale è disponibile già da ora nella versione digitale sulla nostra App e da domani, venerdì 27 giugno, in tutte le edicole
È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Il magazine, disponibile già da ora nella versione digitale sulla nostra App, e da domani, venerdì 27 giugno, in tutte le edicole, propone ogni due settimane inchieste e approfondimenti sugli affari e il potere in Italia, storie inedite e reportage dal mondo, e grande spazio alla cultura con alcuni tra i più importanti intellettuali italiani.
Dallo spettro nucleare al controllo degli Stretti strategici, la fine dell’illusione di un ordine unipolare rimette al centro la forza bruta. Dalle macerie di Gaza ai cieli di Teheran. Dove le alleanze sono ormai variabili e ogni pace è solo una tregua armata.
“Il premier israeliano deve distogliere l’attenzione non solo da Gaza ma dai suoi problemi politici e processuali. Trump? Con lui gli Usa non sono più credibili”. Il professor Vittorio Emanuele Parsi spiega a TPI gli effetti dell’ultima guerra in Medio Oriente.
E ancora: “Radere al suolo Teheran non farà sì che gli iraniani accolgano Netanyahu o l’erede dei Pahlavi”. La storica Farian Sabahi spiega a TPI perché non si può giustificare la guerra con la retorica della liberazione: “I diritti possono aspettare”.
Ma anche gli israeliani sono divisi. La casa di Deborah è stata distrutta dalle bombe iraniane: “Sostengo la guerra di Netanyahu al 100%”. Rosa invece manifesta da anni contro il premier: “A ottobre mi trasferirò in Europa, non voglio che mia figlia cresca in questo clima”. Ecco cosa pensano oggi i cittadini dello Stato ebraico.
Teheran è isolata. Internet bloccato. I Pasdaran ossessionati dalle spie. Ma da Mashhad a Isfahan, da Shiraz ad Arak, chi è al sicuro festeggia. Per le strade però si rischia la vita: se non per i raid per gli arresti. Ecco cosa ci ha raccontato chi lotta contro il regime.
L’Iran era davvero vicino all’atomica? Trent’anni di allarmi da Israele e Usa. I dubbi e le smentite dell’Onu. Ecco tutti i numeri sulla bomba di Teheran che (ancora) non c’è. E perché Trump e Tel Aviv non sono riusciti a fermare il programma nucleare.
È il premier più contestato della storia di Israele. Ma lo sterminio di Gaza e l’attacco all’Iran lo fanno rimanere in sella. E accrescono il suo consenso tra gli elettori. Il suo piano ora è più chiaro: riscrivere la geografia del Medio Oriente. Insieme a Trump.
Da dove vengono, come viaggiano e chi rifornisce di armamenti lo Stato ebraico? Ecco tutto quello che non sapete sugli accordi tra l’Italia e il governo israeliano. E come e perché questo sodalizio sia duro a morire.
E ancora: migliaia di missili a medio, corto e lungo raggio. Collaborazioni con la Corea del Nord. E persino affari con la Cina. Ecco come Teheran ha sviluppato il suo programma balistico. E quante e quali armi ha ancora a disposizione.
Droni, università, armamenti: milioni di fondi europei finiscono a soggetti legati al settore difesa dello Stato ebraico. Una rete che solleva interrogativi sulla coerenza e sulla credibilità internazionale dell’Unione.
Quanto pesa il fattore energia? Il conflitto in Medio Oriente spinge al rialzo i prezzi di petrolio e gas. Per ora la situazione è sotto controllo. Ma l’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz. Se lo farà, il commercio mondiale di idrocarburi verrà paralizzato. Con conseguenze devastanti.
“Nel 1986 intervistai Netanyahu. Disse che il terrorismo è attaccare innocenti civili per motivi politici. Eppure oggi Israele fa esattamente questo. Il mondo è alla ricerca di un nuovo assetto globale. Ma in Occidente abbiamo perso Dio: dopo la fine delle ideologie, ci è rimasto solo il denaro. Non può bastare”. Colloquio con Giovanni Minoli.
Questo e molto altro nel nuovo numero del settimanale The Post Internazionale in edicola da domani e disponibile già da ora nella versione digitale.
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